Alcuni articoli interessanti sul Corriere della Sera dimostrano ancora una volta quanti posti di lavoro devono ancora essere occupati nel mondo della scuola.
Italia 2019, emergenza scuola. Cattedre vuote, supplenti diventati rari, posti vacanti soprattutto nel sostegno ai bimbi con disabilità. Rovesciando l’approccio potremmo trovare un aspetto positivo: si stanno aprendo infinite opportunità nell’insegnamento anche a chi, neolaureati e persino laureandi, è alla ricerca della propria strada professionale. Negli ultimi 20 anni insegnare non è stato il mestiere più facile del mondo. Un precariato infinito. Abilitazioni complesse retaggio di un accesso alla professione mutevole come il passare delle stagioni. Maxi-concorsi in cui tentare la fortuna. Trasferimenti a centinaia di chilometri da casa per non perdere il treno dell’insegnamento. Per accumulare i punti necessari, scalare le classifiche, ottenere prima o poi l’agognato posto in fisso. A ben vedere ciò non ha aiutato il prestigio e la riconoscibilità sociale del professore. Con stipendi in picchiata, ore lavorative in crescita anche e soprattutto nel pomeriggio dove l’impegno una volta andava scemando. Aggressioni da parte di studenti e genitori, carriere bloccate come gli scatti di anzianità appesi alla contrattazione del pubblico impiego. E poi le riforme, tante come i governi che si sono succeduti. Cambi di direzione anche per le regole di accesso che hanno finito per alimentare un ginepraio di norme e codicilli, di decreti leggi e circolari ministeriali di difficile interpretazione scoraggiando i giovani ad intraprendere questo percorso. Stavolta però qualcosa si muove, anche se gli addetti ai lavori più prosaicamente definiscono quest’anno scolastico come quello della “supplentite”, intravedendone anche i rischi di una vita nel limbo. Soprattutto se dovesse mancare la passione di trasferire le proprie competenze. Soprattutto se lo si fa soltanto per mancanze di alternative. In quel caso diventerebbe una via crucis, alimentando malcontento e frustrazione con inevitabili ripercussioni sui discenti.
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